Il negligente, Venezia, Fenzo, 1749

Vignetta Frontespizio
 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera come prima.
 
 AURELIA e CORNELIO
 
 AURELIA
 Anderà ben, benissimo.
485Con quattro paroline io l’ho incantato,
 è di me innamorato,
 la dote mi farà.
 CORNELIO
                               Come facesti
 a tirarlo in la rete?
 AURELIA
                                     Io, tu lo sai,
 ho un certo che nel volto,
490ho un certo che nel tratto,
 misto così tra il furbo e il sempliciotto,
 che ogniuno che mi parla resta cotto.
 CORNELIO
 Non vorrei che allorquando
 moglie mia tu sarai,
495altri si cucinasse al tuo bel foco.
 AURELIA
 Se geloso sarai, goderai poco.
 CORNELIO
 Basta; ne parleremo. Ma io penso,
 se il signor Filiberto
 ti ha promesso la dote,
500sarà sì generoso
 sol coll’idea di divenir tuo sposo.
 AURELIA
 Così sarà ma io
 so fare il fatto mio.
 Della sua negligenza
505profittarmi saprò,
 forse gli rapirò,
 col pretesto di far la soscrizione
 al contratto nuzial, la donazione.
 CORNELIO
 Oh gran donna! Oh gran donna! Io col tuo esempio
510propor vuo’ a Filiberto
 l’aggiustamento della lite. A lui
 chiederò la sua firma,
 per chiudere il contratto;
 e quand’egli mi creda il colpo è fatto.
 AURELIA
515Con ragion ci ha congiunti
 amor sagace e scaltro,
 nati siam veramente uno per l’altro.
 CORNELIO
 Ah ch’io non vedo l’ora,
 cara, che tu sia mia.
 AURELIA
520Tua sarò ma non voglio gelosia.
 CORNELIO
 Dammi la bella man. Lascia che almeno
 io me la stringa al seno.
 AURELIA
 Sì, caro, ecco la man, se tu la vuoi,
 del mio core e di me dispor tu puoi.
 
 SCENA II
 
 FILIBERTO in disparte e detti
 
 CORNELIO
525Oh che cosa gustosa (Si tengono sempre per mano)
 aver sì bella sposa!
 AURELIA
 Oh che felice sorte
 aver sì buon consorte!
 CORNELIO
 Marito fortunato!
 AURELIA
530Quando, quando verrà quel dì beato!
 FILIBERTO
 Bravi. Buon pro vi faccia.
 CORNELIO
                                                 (Oh maledetto!)
 AURELIA
 Vi giuro e vi prometto, (A Filiberto)
 caro il mio ben, che sempre parlerei
 del nostro matrimonio
535e ne chiamo Cornelio in testimonio.
 CORNELIO
 (Oh brava!) Sì, davvero,
 ella vi vuol gran ben.
 FILIBERTO
                                         Mi vuol gran bene?
 Parmi ch’ella dicesse:
 «Oh che felice sorte
540aver sì buon consorte!» (Accenando Cornelio)
 AURELIA
 M’intendevo di voi.
 FILIBERTO
 E voi diceste poi: (A Cornelio)
 «Marito fortunato!»
 E lei: «Quando verrà quel dì beato!»
 CORNELIO
545Marito fortunato
 Filiberto chiamai.
 AURELIA
 Ed io di Filiberto sol parlai.
 FILIBERTO
 E parlando di me
 si tenevan le man sì bene unite?
550Buona gente, che dite?
 CORNELIO
 Io lo facea senza pensare a niente.
 AURELIA
 Era una cerimonia indiferente.
 FILIBERTO
 Che ceremonia? Andate via di qua.
 AURELIA
 Oimè mi discaciate?
555Più ben non mi volete?
 FILIBERTO
 Una mendace siete.
 CORNELIO
 Credetemi, signor...
 FILIBERTO
                                       Non mi parlate.
 AURELIA
 Se voi m’abbandonate,
 morirò disperata.
 FILIBERTO
                                   Vostro danno.
 AURELIA
560Ahi che dolor! Che affanno!
 Chi mi porge ristoro?
 Filiberto crudele, io manco, io moro. (Finge svenire sopra una sedia)
 CORNELIO
 Povera sventurata,
 per voi quasi è spirata.
 FILIBERTO
565Poverina, davvero?
 Ha il naso freddo freddo.
 Mi muove a compassione.
 CORNELIO
 Aiutatela almeno.
 Un qualche spirto vi vorrebbe al naso.
 FILIBERTO
570Acqua della regina. Oh che gran caso! (Parte)
 AURELIA
 È andato? (S’alza)
 CORNELIO
                       È andato a prendere
 l’acqua della regina.
 AURELIA
                                       Oh che bel pazzo!
 Per far lieto il cor mio,
 vi vuol altro che odori!
 CORNELIO
                                            Il so ancor io.
575Eccolo che ritorna.
 AURELIA
                                     Alla lezione. (Torna in atto di svenuta)
 CORNELIO
 (Chi alla femmina crede è un gran minchione).
 FILIBERTO
 Eccomi, come va? (Con boccietta)
 CORNELIO
 Misera! Fa pietà.
 FILIBERTO
 Adesso, adesso. (La bagna)
 CORNELIO
                                Dubito sia morta.
 FILIBERTO
580E pur non è venuta niente smorta.
 Zitto, zitto, rinviene.
 AURELIA
 Ah traditor! (A Filiberto)
 FILIBERTO
                          Mio bene
 son qui tutto per voi.
 AURELIA
 Mi crederete poi?
 FILIBERTO
585Sì sì, vi crederò.
 AURELIA
 Se voi non mi credete, io morirò.
 
    Crudelaccio, crudelaccio,
 non mi fate sospirar.
 
 FILIBERTO
 
 Non mi fate lacrimar.
 
 AURELIA
 
590   Io son tutta tutta vostra, (Tocca per di dietro la mano a Cornelio)
 questa mano è tutta mia,
 quel visetto voglio amar.
 
 FILIBERTO
 
 Voi mi fate giubilar.
 
 AURELIA
 
    Imparate, o donne care,
595che vi pare? Non fo bene?
 Or si ride ed or si sviene.
 Un la mano e l’altro il cor.
 
 CORNELIO
 
    (E quel pazzo se lo crede;
 non s’avvede dell’inganno.
600Queste donne affé ne sanno
 di bugie più d’un dottor).
 
 SCENA III
 
 FILIBERTO e CORNELIO
 
 CORNELIO
 Andate, signor mio;
 Aurelia è offesa e sono offeso anch’io.
 FILIBERTO
 Io credea... Compatite.
 CORNELIO
605Orsù, perché non dite
 ch’io venga in casa vostra a far l’amore,
 io vi son servitore. (Vuol partire)
 FILIBERTO
                                      No, sentite.
 CORNELIO
 Io della vostra lite
 avevo poste ben le cose a segno
610ma vado adesso a rinunziar l’impegno.
 FILIBERTO
 Ah per amor del ciel, non vi stancate
 di essermi protettor.
 CORNELIO
                                         Già l’avversario
 si era posto in spavento.
 E trattava con me l’aggiustamento.
 FILIBERTO
615Volesse il ciel che fossimo aggiustati;
 palazzisti, avvocati
 mai più trattar vorrei;
 e goder la mia pace anch’io potrei.
 CORNELIO
 Andate voi del conte
620la cosa a terminar.
 FILIBERTO
                                     Ma non potreste
 consumar l’affar tra voi e lui?
 CORNELIO
 Potrei ma se mi riesce
 di prenderlo in parola,
 l’autorità non tengo
625di stringere il contratto.
 Venite meco.
 FILIBERTO
                           No, Cornelio caro,
 non fate che il piacer mi riesca amaro.
 Fate voi, fate voi.
 CORNELIO
                                  Datemi almanco,
 sottoscritto da voi, un foglio in bianco.
 FILIBERTO
630Fin questo si può far;
 del resto tutto a voi lascio l’imbroglio.
 CORNELIO
 Eccovi il calamar, la penna e il foglio. (Tira fuori tutto di tasca)
 FILIBERTO
 «Filiberto Tacconi, (Scrive)
 affermo quanto sopra si contiene».
635Basta così?
 CORNELIO
                        Va bene. (Prende il foglio)
 FILIBERTO
 S’io presto non finiva
 di testa mi veniva un giramento.
 CORNELIO
 Davvero?
 FILIBERTO
                     La fatica è un gran tormento.
 CORNELIO
 Or via siete spicciato,
640domani voi sarete consolato.
 
    Con questo foglio in mano
 farò l’aggiustamento.
 (Ma lo farò per me).
 Vedrete chi son io.
645D’un galantuom par mio
 non s’ha da dubitar.
 
    La vostra ricca entrata,
 la vostra sposa bella
 difendervi saprò.
650(Ma presto questa e quella
 gli voglio sgraffignar).
 
 SCENA IV
 
 FILIBERTO, poi PORPORINA e PASQUINO
 
 FILIBERTO
 Manco mal che la sorte mi provede.
 Mi ama Aurelia; Cornelio è tutto fede.
 PORPORINA
 (Ecco il padron). (Parlano in disparte fra di loro non sentiti da Filiberto)
 PASQUINO
                                   (Chiedamogli perdono).
 PORPORINA
655(Se vogliamo ottenerlo,
 fingiam d’esser nemici).
 PASQUINO
 (E poi in cucina torneremo amici).
 FILIBERTO
 Io far l’aggiustamento?
 Non lo faccio in due anni. Oh che tormento!
 PORPORINA
660Signor padron.
 PASQUINO
                               Signor padrone mio.
 PORPORINA
 Io vi chiedo perdono.
 PASQUINO
 Pietà Pasquin vi chiede.
 PORPORINA
 Io vi baccio la man.
 PASQUINO
                                      Vi baccio il piede.
 FILIBERTO
 Temerari, bricconi.
 PORPORINA
665Signore, io non volevo.
 È stato lui.
 PASQUINO
                       È stata lei che ha detto:
 «Piglia, piglia, Pasquino».
 PORPORINA
 Non è ver, malandrino.
 Sei stato tu. Colui è un disgraziato, (A Filiberto)
670mezzo il vin della botte ha traccanato.
 PASQUINO
 Lei fa l’amor con tutti.
 E giù per il balcon cala i presciutti.
 PORPORINA
 Chi ha venduta la legna?
 PASQUINO
                                                E la farina
 chi l’ha mandata via?
 PORPORINA
675Ti vuo’ scoprir.
 PASQUINO
                               Ti voglio far la spia.
 FILIBERTO
 È bella la canzone
 e si suona alle spalle del padrone.
 PORPORINA
 Io sono fidatissima.
 PASQUINO
 Io sono onoratissimo.
 PORPORINA
680Caro il mio padroncin.
 PASQUINO
                                            Padron carissimo.
 FILIBERTO
 Orsù per non far torto all’uno o all’altro,
 giacché ha fatto ciascun le parti sue,
 vi licenzio di casa tutti due.
 PASQUINO
 Senti, per causa tua. (A Porporina)
 PORPORINA
                                         Per te, briccone. (A Pasquino)
685(Senta, signor padrone. (A Filiberto piano)
 Per sgravio di coscienza,
 il povero Pasquin, sappia, è innocente.
 E quel che ho detto non è vero niente).
 FILIBERTO
 Buono!
 PASQUINO
                 (Signor padrone una parola. (A Filiberto piano)
690Per rabbia ho detto mal di Porporina.
 Peraltro ella è innocente, poverina).
 FILIBERTO
 Meglio! Ma io vi credo
 due furbi belli e buoni.
 PASQUINO
 Uh cosa dite!
 PORPORINA
                           Il ciel ve lo perdoni.
 FILIBERTO
695Io non mi fido più.
 PASQUINO
                                      Sarò fedele.
 PORPORINA
 Fedel sarò, sull’onor mio lo giuro.
 PASQUINO
 Sulla mia pudicizia io v’assicuro.
 FILIBERTO
 (Se mando via costoro,
 a trovarne altri due sarò impicciato).
700Orsù v’ho perdonato.
 Per questa volta ma se un’altra arriva...
 PORPORINA
 Oh caro! (L’accarezzano e accarezzandolo con caricatura l’infastidiscono)
 PASQUINO
                    Oh benedetto!
 A DUE
                                                 E viva, e viva.
 FILIBERTO
 
    Basta, basta, fermi state.
 Maledetti, mi stroppiate.
705Tocca, tocca, se tu vuoi. (A Porporina)
 Va’ a scherzar co’ pari tuoi. (A Pasquino)
 
 SCENA V
 
 PORPORINA e PASQUINO
 
 PASQUINO
 Per questa volta è andata bene.
 PORPORINA
                                                           In grazia
 del mio giudizio.
 PASQUINO
                                  Sì, gioia mia bella,
 tu sei una ragazza
710che può star, per dottrina, in paragone
 d’Ovidio, Quinto Curzio e Cicerone.
 PORPORINA
 Tutto ho fatto per te.
 Peraltro in vita mia,
 io non so d’aver detta una bugia.
 PASQUINO
715Dunque mi porti amore?
 PORPORINA
 Ti amo con tutto il cuore.
 PASQUINO
 Dunque tu mia sarai?
 PORPORINA
 Sì, Pasquin, sarò tua, se mi vorrai.
 PASQUINO
 Se ti vorrò? Cospetto!
720Non bramo altri che te.
 Per quel tuo bel visino
 lascierei la minestra, il pane e il vino.
 PORPORINA
 Ma quando mi darai...
 PASQUINO
                                            Cosa?
 PORPORINA
                                                          La mano?
 PASQUINO
 Eccolla, se la vuoi.
 PORPORINA
725La prenderei ma poi...
 PASQUINO
 Ma poi di che hai paura?
 PORPORINA
 Che tu mi dica il ver non son sicura.
 PASQUINO
 Vuoi che ti mostri il cor? Dammi un cortello;
 voglio spaccarmi il petto,
730voglio mostrarti il cor.
 PORPORINA
                                           No, poveretto;
 lo so che mi vuoi bene.
 Ma un po’ di gelosia mi dà martello.
 PASQUINO
 Maledetta disgrazia è l’esser bello!
 PORPORINA
 Quei cari e belli occhietti
735saranno tutti miei?
 PASQUINO
                                      Sì.
 PORPORINA
                                              Quel bocchino
 sarà tutto per me?
 PASQUINO
                                     Sì.
 PORPORINA
                                             Quel visetto
 è tutto, tutto mio?
 PASQUINO
                                    Sì, tutto, tutto.
 PORPORINA
 Io mi sento morire.
 PASQUINO
                                       Io son distrutto.
 PORPORINA
 Stasera...
 PASQUINO
                    Che?
 PORPORINA
                                Faremo...
 PASQUINO
740Che cosa?
 PORPORINA
                      Il matrimonio.
 PASQUINO
 Non potressimo...
 PORPORINA
                                   Cosa?
 PASQUINO
                                                 Farlo adesso...
 PORPORINA
 Così non è permesso.
 PASQUINO
 Ma io non posso più.
 PORPORINA
                                         Ma io già peno.
 PASQUINO
 Vado tutto in sudore.
 PORPORINA
                                         Io vengo meno.
 
745   Ohimè, che fuor del petto
 mi vien sul labbro il cor.
 Ma su quel bel labretto
 veggo il tuo core ancor.
 
    Damm’il tuo core, oh dio!
750Pigliati, o caro, il mio!
 Piglialo, che tel dono,
 damelo, per pietà.
 
    Cosa farai del mio?
 Del tuo cosa farò?
755Perché fedel son io,
 il tuo lo serberò.
 
    Tu che pietà non hai
 me lo strappazzerai?
 No, no per carità.
 
 SCENA VI
 
 PASQUINO e DORINDO, il quale vorrebbe trattener PORPORINA che parte
 
 DORINDO
760Ehi, Porporina, udite...
 PASQUINO
 Signor, cosa comanda
 da Porporina.
 DORINDO
                            Che vuoi tu sapere?
 Va’ via, brutto villano.
 PASQUINO
 Cos’è questo villano?
765Cos’è questo va’ via?
 Cosa pretende lei?
 DORINDO
                                     Quel che mi pare. (Vuol seguir Porporina)
 PASQUINO
 Con grazia, padron mio; (Lo trattiene)
 lo vuo’ sapere anch’io.
 DORINDO
 Tu non devi saper quello che passa
770fra Porporina e me. Non vuo’ ch’ei sappia
 che qui Lisaura aspetto.
 PASQUINO
 Porporina dev’esser moglie mia.
 Mi meraviglio di vussignoria.
 DORINDO
 (Mi voglio divertir con questo sciocco).
775Porporina tua sposa?
 Credimi, l’hai sbagliata.
 È la mia innamorata.
 PASQUINO
                                          Come! Oh diavolo!
 Non può star, non sarà, nol posso credere,
 mi vuol ben, me l’ha detto e l’ha giurato.
 DORINDO
780Di te gioco si prende ed ha scherzato.
 PASQUINO
 Ah bugiarda! Ah maliarda;
 adesso, adesso intendo
 perché quando gli ho detto
 di far il matrimonio di nascosto
785la furba m’ha risposto:
 «Così non è permesso».
 Femmine, traditore, ingrato sesso.
 
    Dunque è vostra innamorata. (A Dorindo)
 (Maledetta, disgraziata,
790creppa, schiatta, va’ in malora,
 aver ben non possa un’ora).
 Dunque è ver che vi vuol bene?
 
 SCENA VII
 
 DORINDO, poi LISAURA
 
 DORINDO
 Sentimi, non è ver... Quasi mi spiace
 aver dato al meschin sì gran cordoglio.
795So per prova qual sia
 il tormento crudel di gelosia.
 Ma ecco la mia bella
 che a beare mi vien cogl’occhi suoi.
 LISAURA
 Dorindo, eccomi a voi.
 DORINDO
                                            Cara Lisaura,
800tutti siamo traditi. Ho discoperta
 una barbara trama;
 di spogliar Filiberto oggi si brama.
 Cornelio, il conte e ser Imbroglio uniti
 al vostro genitor fanno la lite.
805Dimani si farà l’aggiustamento.
 E il caro negligente
 a Cornelio Cornuto,
 ch’è l’impostor più franco,
 ha dato un foglio sottoscritto in bianco.
 LISAURA
810Donde sapeste ciò?
 DORINDO
                                      Da uno scrivano
 di ser Imbroglio che a pietà s’è mosso
 e di voi e di me. Quello che stese
 la scrittura, per noi, del matrimonio.
 LISAURA
 Adunque, che sarà?
 DORINDO
                                       Già ho rimediato.
815Vuo’ che l’ingannator resti ingannato.
 LISAURA
 Come mai?
 DORINDO
                         Sol mi basta
 che al vostro genitore
 sottoscriver facciate questa carta. (Cava dalla tasca un foglio)
 S’egli, ch’è negligente,
820senza leggerlo prima,
 oggi soscrive il foglio,
 scherniremo Cornelio e ser Imbroglio.
 LISAURA
 Tutto per voi farò. Già il padre mio
 si contenta che io
825vi prenda per mio sposo.
 DORINDO
                                                E questo è bene.
 Profittarsi conviene
 della sua negligenza.
 Diteli che la carta
 contien di nostre nozze il sol contratto.
830Ei vi metta il suo nome e il colpo è fatto.
 LISAURA
 Non vorrei d’un inganno
 esser tacciata poi.
 DORINDO
                                   Non dubitate.
 Questa è l’ultima moda,
 l’inganno, se va bene, ancor si loda.
 
835   Pria ritornare al fonte
 vedrai torrente altero
 che all’amor mio sincero,
 che alla mia fé costante
 tempre vedrai cangiar.
 
840   Né per ingiurie ed onte
 d’aversa iniqua stella
 questo mio core amante
 della sua bella fiamma
 mai si potrà scordar.
 
 SCENA VIII
 
 LISAURA sola
 
 LISAURA
845Giusti dei, v’è nel mondo
 cotanta iniquità? V’è su la terra
 chi temerario ardisce
 rapir l’altrui con esacrando eccesso?
 E lo soffrono i numi? E stride invano
850il folgore di Giove?
 Dove si cela, dove
 l’empio che il genitor tradire aspira?
 Seco voglio sfogar lo sdegno e l’ira.
 Ma no, femmina imbelle,
855che dir, che far potrei?
 Crudelissimi dei,
 perché non mi è concesso
 potermi cimentar col viril sesso?
 Farei veder ben io
860che ancor nel petto mio si cela un core,
 di coraggio ripieno e di valore.
 
    Tremo fra’ dubi miei,
 pavento i rai del giorno,
 anche nel mio soggiorno
865mi turbo e mi confondo,
 l’aure che ascolto intorno
 mi fanno palpitar.
 
    Nascondermi vorrei,
 vorrei scoprir l’errore
870né di celarmi ho core
 né core ho di parlar.
 
 SCENA IX
 
 AURELIA, poi PASQUINO
 
 AURELIA
 Del cor di Filiberto
 sono quasi sicura
 ma Lisaura, Pasquino e Porporina
875non mi ponno vedere.
 La politica vuole
 ch’io me li renda amici,
 perché i disegni miei riescan felici.
 Ecco Pasquin; con questo
880ch’è alquanto bacellone
 incomincio a provar la mia lezione.
 PASQUINO
 Ingrata Porporina, (Verso la scena)
 ladra, cagna, assassina.
 AURELIA
 Pasquino, e con chi l’hai?
 PASQUINO
885Oh non ti avessi conosciuta mai.
 AURELIA
 T’han fatto qualche insulto?
 PASQUINO
                                                     Sì, m’han fatto
 quello che far usate
 voialtre feminaccie indiavolate.
 AURELIA
 Sei forse innamorato.
 PASQUINO
890Così fossi appiccato.
 AURELIA
 Forse tradito sei.
 PASQUINO
 Così il diavol portasse via colei.
 AURELIA
 Oh povero Pasquino
 che sei tanto bellino.
895Se tu volessi un po’ di bene a me,
 tutto questo mio cor saria per te.
 PASQUINO
 Eh mi burlate.
 AURELIA
                              No, credimi, o caro,
 che il mio labbro è sincero.
 PASQUINO
 Se dicesse da vero
900vendicar mi potrei di Porporina.
 AURELIA
 Dammi la tua manina.
 PASQUINO
 Se ci vede il padron, cosa dirà.
 
 SCENA X
 
 FILIBERTO da una parte, PORPORINA dall’altra osservano in disparte
 
 AURELIA
 Non importa, vien qua.
 Fra noi s’ha d’aggiustare.
905E si vada il padrone a far squartare.
 FILIBERTO
 (Obbligato).
 PASQUINO
                          Sì sì, vada in malora
 lui, la sua casa e Porporina ancora.
 PORPORINA
 (Bravissimo).
 AURELIA
                             È noioso
 il signor Filiberto agl’occhi miei.
 PASQUINO
910Più non posso di cuor mirar colei.
 AURELIA
 Tu sì sei graziosetto.
 PASQUINO
 Sì, quello è un bel visetto.
 AURELIA
 Se parlassi di cor...
 PASQUINO
                                     Se vi degnaste...
 AURELIA
 Sarei per te.
 PASQUINO
                          Vostro sarei, m’impegno.
915(Femmina indiavolata).
 PORPORINA
                                               (Oh core indegno).
 AURELIA, PASQUINO A DUE
 
    Allegri e contenti
 s’ammiam di buon core.
 Più dolce è l’amore
 novello nel sen.
 
 PORPORINA, FILIBERTO A DUE
 
920   Che voglia mi vien
 d’andarli a scanar.
 
 AURELIA
 
    E vada il padrone...
 
 PASQUINO
 
 E vada la serva...
 
 A DUE
 
 A farsi squartar.
 
 FILIBERTO
 
925   Indegna. (Ad Aurelia)
 
 PORPORINA
 
                        Briccone. (A Pasquino)
 
 A DUE
 
 Si tratta così?
 
 AURELIA, PASQUINO A DUE
 
    (Non v’è più rimedio,
 già tutto sentì).
 
 PORPORINA
 
    Con voi, sfacciatella, (Ad Aurelia)
930mi voglio sfogar.
 
 AURELIA
 
    Con te, birboncella, (A Porporina)
 non voglio gridar.
 
 FILIBERTO, PASQUINO A DUE
 
    Fermate, tacete,
 non state a strillar.
 
 FILIBERTO
 
935   Indegno, briccone, (A Pasquino)
 ti vuo’ bastonar.
 
 PASQUINO
 
    Non curo il padrone, (A Filiberto)
 mi vuo’ vendicar.
 
 AURELIA, PASQUINO A DUE
 
    Fermate, tacete,
940non state a strillar.
 
 A QUATTRO
 
    Che rabbia mi sento,
 che fiero tormento.
 L’affanno, lo sdegno
 vuol farmi crepar.
 
 Fine dell’atto secondo